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Shawn Colvin e Steve Earle: la cover di Ruby Tuesday

Forse di una nuova versione di "Ruby Tuesdey" non si sentiva molto la necessità visto che dopo "Satisfaction" e "Paint It Black" è il brano dei Rolling Stones che vanta in maggior numero di cover ufficiali, secondo il sito SecondHandSongs.
Ora la lista si allunga ancora con la versione cantata in coppia da Shawn Colvin e Steve Earle e contenuta nel loro album Colvin & Earle uscito lo scorso 10 giugno.
Una versione dai suoni folk, ma tutto sommato piuttosto fedele all'originale. Le differenze più evidenti sono la mancanza del flauto dolce (che nella versione degli Stones era suonato da Brian Jones) e del pianoforte (suonato dal produttore Jack Nitzsche).
Shawn Colvin e Steve Earle hanno molte volte condiviso in passato il palco a partire dal 1987 e hanno spesso dichiarato nelle interviste la loro reciproca stima. Nel suo album "Cover Girl" del 1994 la Colvin inserì anche una sua interpretazione di "Someday" di Eerle. Ma i due non avevano mai realizzato un album inseme.


"Ruby Tuesday" fu pubblicata dai Rolling Stones nel gennaio del 1967 su un 45 giri che sulla facciata B vedeva un'altro capolavoro come "Let's Spend The Night Together".  Erano davvero altri tempi!
I misteri della canzone sono diversi. Il primo fra tutti è: chi ha scritto il brano?
Sulla copertina del disco è accreditato a Jagger e Richards ma esistono numerose teorie. Per esempio quella di Marianne Faithfull che nella sua autobiografia sostiene che il brano sia opera di Brian Jones e Keith Richards. Un altro parere autorevole è quello di Billy Wyman che attribuisce il brano al solo Richards, il quale a sua volta si è divertito a mantenere un po' di mistero, raccontando però, in un'intervista a Rolling Stone, di aver composto la canzone nel 1966 in una stanza di hotel a Los Angeles.
Altro mistero: chi è la "Ruby" della canzone?
Lo stesso Richard disse che la protagonista era una groupie da lui conosciuta; il pezzo è incentrato infatti intorno a una figura femminile descritta come uno "spirito libero". La "musa" potrebbe essere stata Linda Keith, una delle sue ragazze dell'epoca, ma anche in questo il vecchio Keith non è mai stato troppo preciso.
Se però pensate che "Ruby Rubacuori" non c'entri nulla con la canzone forse vi sbagliate. La versione italiana cantata da I Profeti si intitolava infatti "Rubacuori" ed aveva un testo (orrendo) scritto da Mogol.

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