Mahmood che ha reso omaggio a Bob Marley con una cover di “Redemption Song”.
Il cantante ha spiegato:
Il cantante ha spiegato:
“Redemption Song è un brano a cui sono molto legato, uno dei miei preferiti di Bob Marley. Lo farò in una versione più intima, piano e voce, un po’ diversa da quella originale. Spero vi piaccia”.
Con l’emergenza Coronavirus, l’uscita del nuovo album di Mahmood, atteso per la primavera, dovrebbe slittare rispetto a quanto previsto.
Una cover acustica che Mahmood interpreta accompagnandosi solo con il pianoforte suonato dal suo produttore Dardust (Dario Faini)
La versione originale di “Redemption Song” fu pubblicata da Bob Marley nel 1980 e compare come traccia conclusiva del suo ultimo album "Uprising".
Una ballata folk in Sol maggiore, lontana dallo stile consueto del musicista giamaicano, suonata interamente con la sola chitarra acustica. Fu l'ultimo 45 giri che Marley pubblicò in vita ma uscì solo per il mercato inglese e per quello francese. Come facciata B venne inserita una versione del brano eseguito insieme ai Wailers.
La canzone fu composta da Marley nel 1979, ’quando già gli era stata diagnosticato il tumore che lo avrebbe portato alla morte nel 1981.
Con l’emergenza Coronavirus, l’uscita del nuovo album di Mahmood, atteso per la primavera, dovrebbe slittare rispetto a quanto previsto.
Una cover acustica che Mahmood interpreta accompagnandosi solo con il pianoforte suonato dal suo produttore Dardust (Dario Faini)
La versione originale di “Redemption Song” fu pubblicata da Bob Marley nel 1980 e compare come traccia conclusiva del suo ultimo album "Uprising".
Una ballata folk in Sol maggiore, lontana dallo stile consueto del musicista giamaicano, suonata interamente con la sola chitarra acustica. Fu l'ultimo 45 giri che Marley pubblicò in vita ma uscì solo per il mercato inglese e per quello francese. Come facciata B venne inserita una versione del brano eseguito insieme ai Wailers.
La canzone fu composta da Marley nel 1979, ’quando già gli era stata diagnosticato il tumore che lo avrebbe portato alla morte nel 1981.
Per il testo l'artista prese spunto da un discorso dell'attivista giamaicano Marcus Garvey.
Il brano è stato inserito da Rolling Stone nella lista dei 500 migliori canzoni della storia alla posizione numero 66. Negli anni è stata reinterpretata da numerosi artisti tra i quali Beyoncé, Elisa, John Legend, Alicia Keys, Stevie Wonder, Lauryn Hill, Rihanna, Johnny Cash, U2, Ben Harper, Pearl Jam, Bob Geldof e ovviamente il figlio Ziggy.
Il brano è stato inserito da Rolling Stone nella lista dei 500 migliori canzoni della storia alla posizione numero 66. Negli anni è stata reinterpretata da numerosi artisti tra i quali Beyoncé, Elisa, John Legend, Alicia Keys, Stevie Wonder, Lauryn Hill, Rihanna, Johnny Cash, U2, Ben Harper, Pearl Jam, Bob Geldof e ovviamente il figlio Ziggy.
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