Dopo la cover di "Mi Piaccion le Sbarbine" degli Skiantos, il nuoco singolo de iPesci è il remake di "Giovanni Telegrafista".
Si tratta di brano storico di Enzo Jannacci, l'indimenticabile cantautore milanese scomparso nel 2013.
La versione originale di "Giovanni, telegrafista" fu pubblicata nel dicembre del 1967 come lato B del singolo "Vengo anch'io, no tu no" e l'anno seguente fu inserita nel disco di debutto di Jannacci.
"Giovanni, telegrafista” era una poesia: “João, o telegrafista”, scritta alla fine degli anni Quaranta da Cassiano Ricardo, che Jannacci pescò da un’antologia di poeti brasiliani curata da Ruggero Jacobbi che lui musicò.
Divenne ben presto un classico immancabili nei concerti del cantautore milanese.
Nel 2003 il brano era stato già ripreso dai Folkabbestia
Si tratta di brano storico di Enzo Jannacci, l'indimenticabile cantautore milanese scomparso nel 2013.
Una sorprendente versione in chiave elettronica accompagnata da un video efficace durato dagli stessi iPesci.
"E' un brano che mi ha stregato dal primo ascolto - ci ha spiegato Pape cantante del duo - E' struggente, ma attuale ed innovativo allo steso tempo, pur avendo oramai 50 anni!!
Avevamo già fatto una demo qualche anno fa.. rimasta poi nel cassetto. Ho sempre avuto il desiderio di pubblicarla ma non si mai trovato il momento adatto. Da quando abbiamo la nostra etichetta (la neonata Fish Records) siamo molto più iberi artisticamente e veloci. Quando abbiamo un’ispirazione, dall'ideazione alla produzione è un attimo. Dome (il produttore del Duo) ha subito accolto “la sfida” , si è seduto in cabina di regia e dopo un mese eccolo su tutti gli store".
"E' un brano che mi ha stregato dal primo ascolto - ci ha spiegato Pape cantante del duo - E' struggente, ma attuale ed innovativo allo steso tempo, pur avendo oramai 50 anni!!
Avevamo già fatto una demo qualche anno fa.. rimasta poi nel cassetto. Ho sempre avuto il desiderio di pubblicarla ma non si mai trovato il momento adatto. Da quando abbiamo la nostra etichetta (la neonata Fish Records) siamo molto più iberi artisticamente e veloci. Quando abbiamo un’ispirazione, dall'ideazione alla produzione è un attimo. Dome (il produttore del Duo) ha subito accolto “la sfida” , si è seduto in cabina di regia e dopo un mese eccolo su tutti gli store".
La canzone è un acconto struggente di Giovanni un telegrafista senza ambizioni particolari, se non quella di iniziare una relazione amorosa con Alba, una ragazza che frequenta la “stazioncina” della quale si innamora perdutamente. Alba non si vede più alla stazione, lasciando il povero impiegato in un profondo stato di desolazione e di angoscia.
"Per me Jannacci rappresenta davvero un modello - ci ha ancora detto Pape - Non dico di essere un Fan della prima ora, mi ha invitato a studiarlo un nostro vecchio produttore, diceva che glielo ricordavo perché ero stonato come lui! Ad ogni modo, da quando lo ascolto ogni sua canzone riesce a stupirmi, i brani non sono mai scontati, l’ironia, l’intelligenza e la cultura dell’uomo emerge in ogni singola parola. Ma quando vai a toccare un capolavoro come "Giovanni Telegrafista" devi avere davvero tanto rispetto, coraggio e… incrociare le dita".
"Per me Jannacci rappresenta davvero un modello - ci ha ancora detto Pape - Non dico di essere un Fan della prima ora, mi ha invitato a studiarlo un nostro vecchio produttore, diceva che glielo ricordavo perché ero stonato come lui! Ad ogni modo, da quando lo ascolto ogni sua canzone riesce a stupirmi, i brani non sono mai scontati, l’ironia, l’intelligenza e la cultura dell’uomo emerge in ogni singola parola. Ma quando vai a toccare un capolavoro come "Giovanni Telegrafista" devi avere davvero tanto rispetto, coraggio e… incrociare le dita".
La versione originale di "Giovanni, telegrafista" fu pubblicata nel dicembre del 1967 come lato B del singolo "Vengo anch'io, no tu no" e l'anno seguente fu inserita nel disco di debutto di Jannacci.
"Giovanni, telegrafista” era una poesia: “João, o telegrafista”, scritta alla fine degli anni Quaranta da Cassiano Ricardo, che Jannacci pescò da un’antologia di poeti brasiliani curata da Ruggero Jacobbi che lui musicò.
Divenne ben presto un classico immancabili nei concerti del cantautore milanese.
Nel 2003 il brano era stato già ripreso dai Folkabbestia
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