Si tratta di una versione essenziale, nella quale il cantante inglese mette in mostra tutte le sue innegabili doti vocali. Smith elimina quasi del tutto gli orpelli: lo strumento principale è la chitarra acustica, che assume al tempo stesso il ruolo del basso e delle percussioni.
Proprio come l’originale, anche la cover cantata da Smith è estremamente breve — meno di due minuti — ma intensa. Il testo viene leggermente modificato per rendere omaggio al Castro Theatre, luogo simbolo della cultura queer di San Francisco.
Anche il video è un tributo alla storica sala cinematografica, che sorge nell’omonimo quartiere e rappresenta da decenni un punto di riferimento per la comunità LGBTQ+.
La versione originale di “Ain’t No Sunshine” risale al 1971 ed è stato il primo grande successo nella carriera di Bill Withers, che al tempo lavorava ancora in un’azienda produttrice di componenti per i bagni dei Boeing 747, dopo aver trascorso nove anni nella Marina.
La fortuna di Withers fu quella di incontrare Booker T. Jones e incidere con i suoi MG’s il disco di debutto, che conteneva anche questa canzone. Curiosamente, la chitarra non è suonata da Steve Cropper, storico membro della band, ma da Stephen Stills (dei Buffalo Springfield e in seguito dei Crosby, Stills, Nash & Young).
Un altro colpo di fortuna fu la sua scarsa memoria: la leggenda vuole che il celebre “I know”, ripetuto ben 26 volte, sia nato semplicemente perché Bill si era dimenticato le parole successive. Ma il risultato funzionava talmente bene che si decise di lasciarlo così.
Infine, a contribuire al successo fu l’intuizione dei DJ americani, che scelsero di suonare il lato B del singolo “Harlem”. In origine, infatti, “Ain’t No Sunshine” era stata relegata proprio al ruolo di B-side.
Il brano raggiunse il numero 1 delle classifiche americane e valse a Withers un Grammy Award per la miglior canzone Rhythm & Blues dell’anno.
L’anno successivo un giovanissimo Michael Jackson ne incise una cover, che arrivò fino alla posizione numero 8 della classifica britannica. Da allora, “Ain’t No Sunshine” è stata reinterpretata da una lunghissima serie di artisti — da Sting a Joe Cocker, da Tom Jones ad Al Jarreau — diventando un classico senza tempo della musica soul.
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