A quattro anni dal positivo debutto, arriva nei negozi il nuovo album dei Discoverland, duo formato dai cantautori romani Pier Cortese e Roberto Angelini.
Il disco (Gas Vintage Records/ distr. Goodfellas) si intitola "Drugstore" e contiene le linee melodiche di otto indimenticabili pezzi della disco music, del rock e del pop in versione completamente rimaneggiata, in un’ottica di grande sperimentazione. In più, un brano originale, “Il pusher”, firmato da Pier Cortese e Leo Pari.
Pier Cortese e Roberto Angelini hanno utilizzato un’ampia gamma di strumenti e li hanno associati in maniera originale, cercando un suono unico e ricco: convivono, così, in un’unico brano l’Ipad e la Weissemborn, il Vocoder e la lapsteel. In più, hanno riproposto e sviluppato l’amato contrasto tra la pedalsteel e il basso synth, il banjo e la 808. Il tutto condito da un’illimitata libertà d’espressione.
Queste le cover tracce del disco
Il disco (Gas Vintage Records/ distr. Goodfellas) si intitola "Drugstore" e contiene le linee melodiche di otto indimenticabili pezzi della disco music, del rock e del pop in versione completamente rimaneggiata, in un’ottica di grande sperimentazione. In più, un brano originale, “Il pusher”, firmato da Pier Cortese e Leo Pari.
“DRUGSTORE” è un ipermercato di elementi musicali, sconvolto
da un tornado: ogni parte ha perso la sua funzione e la sua collocazione, ne ha
acquisite di nuove. Nulla è al suo posto, ma tutto è terribilmente
affascinante.
Pier Cortese e Roberto Angelini hanno utilizzato un’ampia gamma di strumenti e li hanno associati in maniera originale, cercando un suono unico e ricco: convivono, così, in un’unico brano l’Ipad e la Weissemborn, il Vocoder e la lapsteel. In più, hanno riproposto e sviluppato l’amato contrasto tra la pedalsteel e il basso synth, il banjo e la 808. Il tutto condito da un’illimitata libertà d’espressione.
Queste le cover tracce del disco
I Still Haven’t Found What I’m Looking For
Il brano degli U2 è il perfetto apripista di un disco basato sul gioco di folkizzare alcuni capisaldi della musica contemporanea. Fingerstyle sulla chitarra, banjo, ukulele e pedasteel: questa l’ossatura sulla quale le voci si rincorrono e si armonizzano. Sul finale, uno "snippet" di “Somebody to love” dei Queen.
La versione originale di I Still Haven’t Found What I’m Looking For risale al 1987 ed era contenuta nell'album "The Joshua Tree" degli U2
Lucy in the Sky with Diamonds
Trasportare questo capolavoro in una stalla rappresenta al meglio la follia creativa di Discoverland. Il banjo è il pezzo della ballata, chiaro riferimento alla più famosa scena del film “Un tranquillo week end di paura”, quando una chitarra acustica e un banjo si affrontano a suon di note. Il pezzo ha una deriva elettro-psichedelica in onore al significato nascosto di LSD (mai ufficialmente ammesso dai Fab 4).
La versione originale era contenuta nell'album "Sgt. Pepper's Lonely Heart Club Band" uscito nel 1967. Lennon affermò che l'ispirazione per il titolo gli venne da un disegno di suo figlio Julian.
The Drugs Don’t Work
In questo brano Cortese e Angelini lavorano al contrario: una meravigliosa ballad dei Verve diventa una canzone da club. Suoni sintetici, corde e legni di chitarra, voci lavorate all’estremo, ritmica elettro. Impossibile non ballare.
I Verve pubblicarono il brano all'interno del loro album di maggior successo Urban Hymns del 1997. E' stato l'unico singolo della band di Richard Ashcroft ad arrivare in vetta alla classifica inglese.
Stayin’ Alive
Stayin’ Alive è stato il singolo che ha anticipato il disco, nell’estate 2015. Il gallo in equilibrio sulla palla da discoteca rappresenta al meglio la folkizzazione del pilastro della disco anni ‘70. Il solo di weissemborn è una citazione del classico di Otis Redding “Sittin on the dock of the bay”.
I Bee Gees pubblicarono il brano alla fine del 1977 nella colonna sonora del film "Saturday Night Fever", Il singolo arrivò alla numero 1 in USA, Canada, Italia e in molte altre nazioni ma non in Inghilterra dove si fermò alla numero 4.
La cura
E’ questo il primo pezzo italiano che il duo Cortese - Angelini ha ricostruito. L’idea di base è tradurre l’enfasi orchestrale del capolavoro di Battiato nel suono in levare. Siamo su una spiaggia lontana, davanti a un cielo nero e inquietante. Franco Battiato scrisse il brano nel 1966 insieme al filosofo Manlio Sgalambro, per l'album "L'imboscata".
L’isola che non c’è
Cortese - Angelini si divertono a trasformare una canzone, nata con un armonia maggiore, in minore. E’ incredibile come le parole prendano delle sfumature e dei significati diversi: è quello che è successo in questo caso. Sul finale una breve citazione di "Clint Eastwood" dei Gorillaz.
La versione originale apriva la facciata B dell'album "Sono Solo Canzonette" di Edoardo Bennato, concept dedicato alla favola di Peter Pan e pubblicato nel 1980.
All Apologies
Una versione “mantra” del capolavoro dei Nirvana è stata impreziosita dalla ritmica di Fabio Rondanini e dalle corde vocali di Leo Pari. "Tutto ebbe inizio - hanno spiegato i due musicisti - con il campionamento di tablas e sitar dei Beatles, un bordone di digiridoo, una lapsteel che evoca suoni indiani, un arpeggio newage e un fischio in lontananza. In aggiunta, una bella dose di elettronica psichedelica".
La versione originale fu pubblicata dai Nirvana all'interno dell'album In Utero uscito nel 1993 e prodotto da Steve Albini.
Killing In The Name
Il disco si chiude con uno dei brani più arditi: un classico rock anni ‘90. Destrutturandolo come farebbe uno chef stellato, Cortese e Angelini hanno immaginato un intro vocale ispirato ai Beatles e ai Radiohead. Un riff leggendario di chitarra elettrica diventa uno sciancato giro di Banjo.E tra una lapsteel e una acustica, tra un intreccio di voce e l’altro, si arriva al finale concitato e citato: al centro, un classico del cinema “Rocky Horror Picture Show”.
"Killing in the Name" è il primo singolo dei Rage Against the Machine pubblicato nel novembre del 1992, e poi inseriti nel loro omonimo album di debutto. Il brano raggiunse la numero uno delle classifiche inglesi solo nel 2009 grazie ad una curiosa iniziativa del DJ Jon Morter ribattezzata "Rage against X Factor"
Il brano degli U2 è il perfetto apripista di un disco basato sul gioco di folkizzare alcuni capisaldi della musica contemporanea. Fingerstyle sulla chitarra, banjo, ukulele e pedasteel: questa l’ossatura sulla quale le voci si rincorrono e si armonizzano. Sul finale, uno "snippet" di “Somebody to love” dei Queen.
La versione originale di I Still Haven’t Found What I’m Looking For risale al 1987 ed era contenuta nell'album "The Joshua Tree" degli U2
Lucy in the Sky with Diamonds
Trasportare questo capolavoro in una stalla rappresenta al meglio la follia creativa di Discoverland. Il banjo è il pezzo della ballata, chiaro riferimento alla più famosa scena del film “Un tranquillo week end di paura”, quando una chitarra acustica e un banjo si affrontano a suon di note. Il pezzo ha una deriva elettro-psichedelica in onore al significato nascosto di LSD (mai ufficialmente ammesso dai Fab 4).
La versione originale era contenuta nell'album "Sgt. Pepper's Lonely Heart Club Band" uscito nel 1967. Lennon affermò che l'ispirazione per il titolo gli venne da un disegno di suo figlio Julian.
The Drugs Don’t Work
In questo brano Cortese e Angelini lavorano al contrario: una meravigliosa ballad dei Verve diventa una canzone da club. Suoni sintetici, corde e legni di chitarra, voci lavorate all’estremo, ritmica elettro. Impossibile non ballare.
I Verve pubblicarono il brano all'interno del loro album di maggior successo Urban Hymns del 1997. E' stato l'unico singolo della band di Richard Ashcroft ad arrivare in vetta alla classifica inglese.
Stayin’ Alive
Stayin’ Alive è stato il singolo che ha anticipato il disco, nell’estate 2015. Il gallo in equilibrio sulla palla da discoteca rappresenta al meglio la folkizzazione del pilastro della disco anni ‘70. Il solo di weissemborn è una citazione del classico di Otis Redding “Sittin on the dock of the bay”.
I Bee Gees pubblicarono il brano alla fine del 1977 nella colonna sonora del film "Saturday Night Fever", Il singolo arrivò alla numero 1 in USA, Canada, Italia e in molte altre nazioni ma non in Inghilterra dove si fermò alla numero 4.
La cura
E’ questo il primo pezzo italiano che il duo Cortese - Angelini ha ricostruito. L’idea di base è tradurre l’enfasi orchestrale del capolavoro di Battiato nel suono in levare. Siamo su una spiaggia lontana, davanti a un cielo nero e inquietante. Franco Battiato scrisse il brano nel 1966 insieme al filosofo Manlio Sgalambro, per l'album "L'imboscata".
L’isola che non c’è
Cortese - Angelini si divertono a trasformare una canzone, nata con un armonia maggiore, in minore. E’ incredibile come le parole prendano delle sfumature e dei significati diversi: è quello che è successo in questo caso. Sul finale una breve citazione di "Clint Eastwood" dei Gorillaz.
La versione originale apriva la facciata B dell'album "Sono Solo Canzonette" di Edoardo Bennato, concept dedicato alla favola di Peter Pan e pubblicato nel 1980.
All Apologies
Una versione “mantra” del capolavoro dei Nirvana è stata impreziosita dalla ritmica di Fabio Rondanini e dalle corde vocali di Leo Pari. "Tutto ebbe inizio - hanno spiegato i due musicisti - con il campionamento di tablas e sitar dei Beatles, un bordone di digiridoo, una lapsteel che evoca suoni indiani, un arpeggio newage e un fischio in lontananza. In aggiunta, una bella dose di elettronica psichedelica".
La versione originale fu pubblicata dai Nirvana all'interno dell'album In Utero uscito nel 1993 e prodotto da Steve Albini.
Killing In The Name
Il disco si chiude con uno dei brani più arditi: un classico rock anni ‘90. Destrutturandolo come farebbe uno chef stellato, Cortese e Angelini hanno immaginato un intro vocale ispirato ai Beatles e ai Radiohead. Un riff leggendario di chitarra elettrica diventa uno sciancato giro di Banjo.E tra una lapsteel e una acustica, tra un intreccio di voce e l’altro, si arriva al finale concitato e citato: al centro, un classico del cinema “Rocky Horror Picture Show”.
"Killing in the Name" è il primo singolo dei Rage Against the Machine pubblicato nel novembre del 1992, e poi inseriti nel loro omonimo album di debutto. Il brano raggiunse la numero uno delle classifiche inglesi solo nel 2009 grazie ad una curiosa iniziativa del DJ Jon Morter ribattezzata "Rage against X Factor"
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